Sulla sacrificabilità

“La popolazione delle persone anziane, povere, affamate, tossicomani, afflitte dalla malattia mentale, prostituite, internate negli ospizi o negli ospedali psichiatrici in condizioni squallide e disumane, è costituita in larghissima maggioranza da donne. In un certo senso, gli Stati Uniti sono l’avanguardia di una politica sociale post-industriale e post-nazista basata sulla sacrificabilità di qualsiasi gruppo in cui le donne siano numericamente maggioritarie e prive di valore in quanto riproduttrici (o in quanto riproduttrici potenziali, nel caso delle bambine). Sempre di più, le politiche pubbliche negli Stati Uniti promettono di proteggere le donne bianche, di classe media o benestanti, appropriate all’interno del matrimonio e destinate a compiti riproduttivi, e di punire tutte le altre donne. (…) Insieme ai tagli già avviati alla previdenza sociale, all’assistenza sanitaria e ai programmi alimentari, queste misure legislative puntano a selezionare le donne destinate ad avere figli e a distruggere le donne che sono troppo anziane per riprodursi, troppo povere, troppo nere o troppo scure per avere un qualche valore procreativo o, ancora, troppo lesbiche per essere accettabili. (…) Le donne anziane non fanno bambini; sono sopravvissute ai mariti; non c’è motivo di attribuire loro un valore. Vivono in povertà perché la società, non avendo bisogno di loro, le ha condannate a morte. Si vedono rinfacciare la tenacia con cui si aggrappano alla vita. I tagli alla previdenza sociale e ai programmi alimentari destinati alle persone anziane emanano direttamente dalla volontà del governo degli Stati Uniti di vedere le donne inutili patire la fame, vivere in una povertà ferocemente degradante e morire nello squallore. (…) La popolazione delle case di riposo è, per lo più, bianca. I neri muoiono prima dei bianchi negli Stati Uniti – forse in ragione del razzismo sistemico, che significa assistenza sanitaria, alloggi e redditi inadeguati per l’intera durata della vita. (…) Le persone nere – giovani, di mezza età, anziane – sono già invisibili a causa dei ghetti. Le donne nere sono state socialmente segregate e marginalizzate per tutta la vita. Una popolazione suprematista bianca, già di per sé insensibile – il cosiddetto mainstream – non ha difficoltà a ignorare le loro sofferenze. (…) Con un uomo accanto difficilmente finirà in una prigione per donne anziane. Il suo valore sociale aumenta a fianco di un uomo, indipendentemente dall’età – e avrà anche più denaro. Dopo una vita di sistematica discriminazione economica – lavoro domestico gratuito, bassa retribuzione per il lavoro salariato, prestazioni ridotte da parte della previdenza sociale, spesso senza diritto alla pensione del marito o ad altre prestazioni sociali persino dopo decenni di matrimonio, se lui l’ha lasciata – una donna sola è virtualmente priva di risorse. Quella che viene eufemisticamente definita “casalinga sfollata” prefigura la donna anziana che viene messa da parte. (…) Il suo nervosismo non dipende dalle condizioni oggettive in cui vive, ma dall’essere una donna ed è nella natura delle donne cedere all’emotività e al nervosismo. I medici hanno prescritto alle donne tranquillanti per i crampi mestruali, che hanno una causa fisiologica; per le percosse – alla donna vittima di violenza domestica viene data una ricetta medica, dopodiché viene rispedita a casa dal violento; per la gravidanza – una donna viene aiutata con la chimica ad accettare una gravidanza indesiderata; per una miriade di malattie di origine fisiologica che il medico non si preoccupa di sottoporre ad accertamenti approfonditi (nel caso di uomo si preoccuperebbe di approfondire, anziché dargli dei tranquillanti); e per condizioni fisiologiche e psicologiche dovute allo stress provocato da fattori ambientali, politici, sociali o economici. Quando un uomo e una donna vanno dal medico lamentando gli stessi sintomi, lei viene congedata o gratificata con un tranquillante, mentre lui viene visitato e sottoposto a esami. (…)”

Andrea Dworkin, da “Donne di destra”, un testo esplosivo che offre in primo piano una analisi impietosa delle donne di destra (ma anche dell’ipocrisia tutta maschilista di alcune sinistre).

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