L’impero Playboy di Hug Hefner è stato costruito sull’abuso delle donne.

1/28/2022 di GAIL DINES e ERIC SILVERMAN

*Traduzione di Valentina De Vivo

Dietro la patina accuratamente studiata di Playboy, la vita per le donne sotto il dominio di Hugh Hefner, assomigliava a una tipica scena su Pornhub: schiavitù sessuale. Questa è la sua eredità duratura.

“Sono un femminista”, così si vantava Hugh Hefner, l’iconico fondatore di Playboy.  Ma i primi due episodi di una nuova serie di documentari che ha debuttato il 24 gennaio su A&E, Secrets of Playboy, hanno mostrato ciò che le femministe hanno sempre saputo: Hefner era un vile misogino.

Il femminismo non ha mai avuto il compito di presentare le donne come oggetti sessuali o, come Hefner e la sua rivista le chiamavano, “Playmates”. Né il femminismo avrebbe chiesto alle “Conigliette”, vestite con costumi ipersessualizzati, di servire da bere agli uomini nei Playboy Club. E ora, come molti hanno visto l’altra sera in televisione, abbiamo la prova inconfutabile che l’impero di Hefner è stato costruito sull’orribile abuso delle donne.

L’intera mistica di Playboy, come una delle ex fidanzate di Hefner, Holly Madison, ha dichiarato nello show, “era tutta una bugia”. O come ha detto Jennifer Saginor, che è cresciuta nella Playboy Mansion, ricordando le “ragazze” stordite sul pavimento “come se fossero animali”, questo “non riguardava il potenziamento delle donne. Si trattava della distruzione di una donna”.

Certamente, Hefner era un brillante uomo d’affari. Fu il primo a commercializzare il porno a livello industriale come divertente, sfarzoso e rispettabile. Con il lancio di Playboy nel 1953, Hefner trasformò il losco show pornografico in un fenomeno di intrattenimento che attraeva i principali inserzionisti aziendali.

L’economia americana del dopoguerra era in pieno boom negli anni ’40 e ’50. Ma come si poteva insegnare alla gente, cresciuta imparando a risparmiare ogni centesimo durante la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale, a spendere improvvisamente come se non ci fosse un domani? Le soap opera e i pubblicitari addestravano le donne. Ma fu Playboy di Hefner a insegnare agli uomini della classe media bianca in ascesa come spendere il loro nuovo reddito disponibile.

Il consumismo promosso da Playboy ha giocato un ruolo importante nel ridefinire ciò che significava essere un uomo. Invece della classica immagine occidentale di mascolinità rude e dura, il “playboy” era più simile a James Bond, elegante e circondato da auto costose, gadget appariscenti e soprattutto donne adulatrici scarsamente vestite. La ricetta di Hefner per mercificare la sessualità delle donne mentre sessualizzava le merci ha reso a lui e a Playboy un enorme successo.

Playboy fu la prima popolare rivista di lifestyle per uomini, in un’epoca in cui le donne potevano scegliere tra una varietà di offerte da edicola, come Cosmopolitan e Ladies Home Journal. Naturalmente, il vero messaggio di Playboy era che se seguivi i consigli di Hefner, non solo avresti vissuto la bella vita, ma avresti anche ottenuto il vero premio: la donna del poster centrale. Non era mai troppo esotica, mai troppo hollywoodiana, mai troppo fuori portata; era, come Hefner amava chiamarla, la “ragazza della porta accanto”.

Hefner si è sempre preoccupato dell’immagine, specialmente della sua. Insistette per sviluppare un lato letterario di Playboy, in modo che gli uomini pensassero di comprare una rivista intellettuale. La battuta era: “Lo leggo per gli articoli”. Tuttavia, come ammise un redattore senior di Playboy, i poster centrali vendevano il periodico. Togliendoli, “la rivista sarebbe morta come un cane”.

Hefner divenne il beniamino dell’alta società e dei media. Donava generosamente alle cause progressiste, animava le feste alla moda e rilasciava interviste nei principali talk show. Fu celebrato come il profeta della “rivoluzione sessuale” che avrebbe liberato le donne dal pudore medievale. Ma non era il lusso, la sensualità o l’indipendenza che Hefner vendeva. Vendeva solo misoginia vecchio stile.

La Playboy Mansion di Hefner è stata a lungo romanzata come una Shangri-La carnale. In realtà, come abbiamo imparato guardando Secrets of Playboy, era un bordello imperiale dove “King Hef” e i suoi compari drogavano e violentavano giovani donne. Hefner somministrava alle “sue ragazze” dei sedativi – o “apri-cosce”, come gli piaceva scherzare. Controllava la loro vita finanziaria e sociale, imponeva il coprifuoco e urlava se violavano i suoi standard di abbigliamento e di aspetto da culto; inutile dire che la chirurgia plastica era “obbligatoria”.

Hefner nascondeva telecamere e microfoni in tutte le stanze e in tutto il terreno, raccogliendo ciò che Holly Madison ha definito una “montagna di revenge porn”. Lei e le altre donne temevano che se avessero disobbedito ai suoi ordini, lasciato la villa o parlato con la stampa, Hefner non si sarebbe fatto scrupoli a rilasciare quelle immagini. Era così tremendo, ha riferito Madison nello show, che “bevevo pesantemente ogni notte… era il mio modo di affrontare la situazione”.

Nonostante la sua immagine accuratamente curata di amante delle “ragazze”, Hefner in realtà trattava le donne peggio degli animali che vagavano liberamente nella sua tenuta. Costrinse Linda Marchiano, che fu violentata ripetutamente durante la realizzazione di Gola Profonda, ad effettuare una sessione di zoofilia con un cane.

Fin dall’inizio del suo impero, come una delle autrici di questa rubrica ha discusso nel suo libro, Hefner ha chiarito che il consolidamento del patriarcato era il suo obiettivo, non stabilire qualche utopia femminista. Come prova, considerate il primo numero di Playboy, che notoriamente presentava Marilyn Monroe in copertina. Ma lei non ha mai acconsentito ad apparire nella rivista. Le foto erano state scattate diversi anni prima, quando la Monroe, sconosciuta e senza un soldo, aveva bisogno di pagare la rata di una macchina. Ma Hefner non accettava un no come risposta da nessuna donna. Per l’uso delle foto, pagò ad una compagnia 10 volte quello che lei guadagnava posando, e non le diede nulla. E continuò a perseguitare la Monroe anche da morta, insistendo per essere sepolto accanto a lei, una donna che non aveva mai acconsentito alle sue avances.

Hefner non era un femminista. Le sue azioni dimostravano chiaramente una profonda avversione per le donne. I suoi unici obiettivi erano il profitto e il piacere personale a spese delle “ragazze” che brutalizzava. In termini accademici, diremmo che Hefner inscriveva i suoi piaceri sadici nei corpi delle giovani donne, che rivendicava come sua proprietà, da comprare e vendere a suo piacimento. Così facendo, ha negato loro l’unica premessa essenziale del femminismo: la loro liberazione dal controllo sessuale maschile.

“Queste ragazze sono il nostro nemico naturale”, scrisse una volta Hefner sulle femministe in una nota interna. “Dobbiamo distruggerle prima che distruggano lo stile di vita di Playboy”.  Aveva ragione. E il femminismo deve fare esattamente questo: distruggere la misoginia che Hefner ha trasmesso. Dietro la patina accuratamente lucidata di Playboy, la vita per le donne sotto il dominio di Hefner assomigliava a una tipica scena su Pornhub: schiavitù sessuale. Questa è la sua eredità duratura.

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